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LA CENTA.

 “Ed eccoci alla tradizione della “cénta”, cioè il dono che a nome della “compagnia“ dei pellegrini viene portato al santuario da una ragazza nubile. ……. Cénta è una parola prettamente dialettale e più propriamente del dialetto meridionale. …… A mio modesto parere l’etimologia della parola “cénta” si trova in una doppia metafora. Ho detto innanzi che la “cénta”deve essere portata da una ragazza nubile il cui nome a Novi viene sorteggiato la vigilia del pellegrinaggio. E’ tradizione che la ragazza trovi il marito entro l’anno. Questa ragazza ha il diritto e dovere di portare la “cénta” sulla testa all’inizio e al termine delle processioni, quando si entra nella chiesa parrocchiale e quando se ne esce e, a maggior ragione, nell’entrare nel Santuario e nell’uscirne. Anche qui dobbiamo rifarci ai tempi antichi. Le ragazze greche, così come quelle romane, portavano il “cinto”, cioè una fascia attorno ai fianchi, fascia che veniva sciolta dal marito nella notte nunziale. La donna che a nome di tutta la “compagnia” portare i doni al Santuario doveva portare il “cinto”, cioè doveva essere cinta, segno della sua verginità. Non per nulla anche ora di una donna in stato interessante si dice che è incinta, cioè: non cinta. Ecco quindi la prima metafora. La ragazza che porta il “cinto” è “cinta” che in dialetto diventa “cénta” con la “é” stretta. A sua volta anche il dono da lei portato, per metafora diventa “la cénta”. ”- da Breve Storia Popolare di Novi Velia – pag.128 -129 – Carlo Zennaro, parroco di Novi Velia